A seguito della divulgazione su Radio Tre Suite di alcuni contenuti della mia intervista inedita a Ewan MacColl (vedi sezione Lavori in corso), avvenuta nella trasmissione dello scorso 25 settembre, ho scritto una lettera di protesta a Radio Tre e poi una precisazione alla Iaspm italiana, la sezione nazionale della Società per lo studio della Popular Music. Ne è seguita, nei primi giorni di ottobre, la rettifica di Franco Fabbri e una breve polemica via mail con tale Goffredo Plastino. Eccone gli estratti per quei pochi che fossero interessati:

Cari amici,

comunico alla lista Iaspm italiana la prossima uscita, presso l’editore inglese Ashgate, del volume Legacies of Ewan MacColl a cura di Giovanni Vacca e Allan F. Moore. Il libro si compone di una lunga intervista da me realizzata con il folk singer inglese negli anni ’80 e di due miei saggi critici che hanno ricevuto lustro dall’apporto di valenti studiosi come Dave Laing, lo stesso Moore e Franco Fabbri. Il libro, che si avvale di una prefazione di Peggy Seeger, è completato da un ricco apparato iconografico inedito gentilmente concessomi dal fotografo e archivista Doc Rowe.

Colgo l’occasione per chiarire che alcuni brevi estratti di tale intervista sono andati in onda in un programma di Radio Tre Suite il 25 settembre 20012 senza citare la fonte e mi è sembrato pertanto doveroso intervenire a tutela del mio lavoro e di questo progetto editoriale. Mi auguro una pronta rettifica e che in futuro ci possa essere in Italia più spazio, e commenti meno affrettati, per un grande protagonista della musica popolare britannica come Ewan MacColl.

Cordiali saluti a tutti,

Giovanni Vacca

La notizia è molto gradita. Spero che l’uscita sia davvero imminente.
Colgo l’occasione per precisare che la citazione alla quale Giovanni si riferisce l’ho fatta io: si tratta dell’accenno di MacColl al concetto di “musica celtica”, che ai tempi dell’intervista di Giovanni si stava affermando. MacColl era contrario all’attribuzione, sostenendo che i Celti erano (cito di nuovo a memoria) un popolo antimusicale e che sterminò altri popoli “più musicali”. Per i dettagli rimando al libro curato da Giovanni insieme ad Allan Moore.
Vi trascrivo qui sotto una sinossi del volume, che ho trovato in rete:
Ewan MacColl is widely recognised as a key figure in the English folk revival, who tried to convey traditional music to a mass audience. Dominant in the movement during the 1950s and much of the 1960s, his position has come under attack in more recent years from some scholars. While it would be arrogant to claim to ‘set the record straight’, this book will contribute significantly to the debate surrounding MacColl’s importance. MacColl gave two extended interviews with co-editor Giovanni Vacca in 1987 and 1988, not long before his death, and these provide the impetus for a re-examination of his methods, his politics and his aesthetic aims. The book also provides critical overviews of MacColl’s activities in the revival and of his practices particularly as writer and singer. The time is ripe for such a contribution, coming as it does swiftly after Peter Cox’s study of the Radio Ballads, and in the context of biographies by Joan Littlewood and Frankie Armstrong. The contributions locate MacColl in his own historical context, attempting to understand some of the characteristic techniques through which he was able to write and sing such extraordinary songs, which capture so well for others the detail and flavour of their lives. Great emphasis is placed on the importance of seeing MacColl as not only a British, but a European folk activist, through discussion of his hitherto barely known work in Italy, enabling a re-contextualisation of his work within a broader European context. The interviews themselves are fluent and fascinating narrations in which MacColl discusses his life, music, and experiences in the theatre and in the folk music revival as well as with a series of issues concerning folk music, politics, history, language and other theoretical issues, offering a complete description of all the repertories of the British Isles. Peggy Seeger contributes a Foreword to the collection.
Cari saluti,
Franco
Franco Fabbri

Vacca (di cui si aspetta anche la pubblicazione del libro sulla canzone napoletana, data per imminente a Napoli a giugno del 2010), scrive en passant di commenti “affrettati” fatti durante “un programma” che è poi quello descritto dettagliatamente nella sua stessa mail. Colgo anche io l’occasione per precisare che i brevi commenti alla citazione “al volo” di Franco erano i miei: se ricordo bene (vado pure io a memoria) ho detto che probabilmente MacColl aveva fatto la sua affermazione per delimitare o escludere generi musicali, in base alla prospettiva del folk revival sua e dei suoi tempi; e che io non ho alcun problema a definire, o a vedere definita la musica di Katryn Tickell (di lei mi pare stavamo parlando) anche come “musica celtica” — non ne ha nemmeno lei, e non ne hanno gli altri miei colleghi musicisti irlandesi, scozzesi, inglesi, ecc.

A quel punto avremmo magari potuto dedicare un altro po’ del nostro tempo in scaletta a approfondire le conseguenze per la musicologia dell’importante affermazione teorica di MacColl sul concetto di “musica celtica”. Tuttavia, c’era (c’è) un ostacolo insormontabile: come ci ricorda Vacca, sia le sue interviste a MacColl sia la sua analisi critica del pensiero di MacColl sul punto specifico sono testi a oggi ancora inediti.

 

Un cordiale saluto,

 

Goffredo

 

Cari amici,

consentitemi soltanto due parole per chiudere, spero, la questione aperta qualche giorno fa. Mi sembra paradossale che il lavoro da me svolto per mettere a disposizione di tutti un documento storico (e ricordo che è sui documenti che si fa ricerca) venga considerato addirittura un ostacolo piuttosto che una risorsa; questo breve giro di mail ha dimostrato, poi, che sulla materia esiste un acceso interesse. Non entro invece nel merito dei punti sollevati da Plastino che meriterebbero una trattazione completa e in una sede più opportuna. Rispetto alla questione della pubblicazione del mio volume sulla canzone napoletana, non vedo sinceramente cosa c’entri con quello di cui stiamo parlando. Se Plastino è così curioso posso fornirgli ampie spiegazioni a riguardo. Agli altri posso solo dire che sto pensando seriamente di scrivere un romanzo sugli episodi surreali e paradossali di questa vicenda ma, come tutti sapete, anche per scrivere romanzi ci vuole talento (e non è detto che io lo abbia).

Con l’augurio di vederci presto in uno dei convegni creati dall’associazione vi saluto cordialmente,

Giovanni Vacca